(…)Nel giugno del’62 i miei genitori decisero di andare in Italia per una vacanza di ben due mesi. Il Club Italiano di Orange Grove aveva organizzato un charter con l’Alitalia a prezzi modici. Viaggiammo su questo piccolo quadrielica Vickers , facendo scalo a Nairobi e Khartoum e atterrando a Roma dopo ben venticinque ore di volo a zig-zag. Il percorso da Johannesburg a Roma in quegli anni durava solitamente da dodici a sedici ore, ma un’avaria a uno dei motori ci costrinse a un’imprevista sosta di oltre cinque ore nel Sudan, e alla riprogrammazione del percorso.
All’aeroporto internazionale di Khartoum, costruito vicino alla confluenza del Nilo Azzurro e il Nilo Bianco, ci fecero scendere dall’aereo a un centinaio di metri dall’edificio principale. Erano le cinque del mattino, albeggiava e la temperatura era al punto minimo giornaliero: trenta gradi.
Le signore che indossavano scarpe alla moda dovettero camminare senza appoggiare i tacchi, che altrimenti sarebbero penetrati per parecchi centimetri nel già bollente asfalto della pista.(…)
Questo breve filmato, a dispetto del titolo, è stato girato all’aeroporto di Khartoum negli anni ’60.
Sette marinai, sette infermiere 