Mi chiamo Enzo Secondo e abito a San Secondo di Pinerolo. Ho quasi 70 anni, vissuti in tredici case diverse, tre nazioni diverse e sei città diverse. La permanenza più lunga è quella attuale, iniziata nel 2001, proprio qui a San Secondo. Quando mi presento, scherzando, come Secondo di San Secondo, faccio un figurone….
Nel mio libro “Sette marinai, sette infermiere”, una raccolta di storie, ritratti e memorie di piemontesi che migravano a zig-zag, uno dei fili rossi che legano le vicende delle famiglie emigrate – dapprima in Svezia, e successivamente in Sudafrica – è quello della casa. Avere un tetto sopra la testa è la prima esigenza di ogni migrante e, come è evidente dalla tragedia in atto nel Mediterraneo e anche a nemmeno 1000 kilometri dai nostri confini, di ogni essere umano che fugge dalla guerra e dalla fame.
Io ho vissuto in una ex-baracca militare, in una veranda a casa di altri emigrati (nella foto), in un piccolo condominio che ora è diventato un hospice per vittime dell’AIDS, e in una serie di appartamenti e case “normali”. L’atmosfera, fisica e non, di quasi tutte le abitazioni si ritrovano nelle mie storie. Una delle case, la prima che i miei genitori sono riusciti a comprarsi, racconta lei stessa un episodio colorito che riguarda dei teppisti libanesi che volevano imbucarsi alla mia festa d’addio…