
Le storie contenute nel libro “Sette marinai, sette infermiere” sono raccontate da undici voci narranti, appartenenti sia a personaggio reali – viventi o meno – sia a presenze memori e comunicative, blandamente soprannaturali, simili ai “tsukumogami” della tradizione folclorica giapponese e ai “geni locorum” del paganesimo romano.
Una di queste è il mio vecchio Zimmermann. Vi racconterà tre storie intrecciate: quella sua, di pianoforte migrante, quella musicale della famiglia Secondo e quella della mia anziana Maestra Burstein, ebrea polacca diplomata in canto e pianoforte al Conservatorio di Padova prima di migrare in Sudafrica.
